Piantare memoria.
Un giardino botanico per Crespi d’Adda.

Radicarsi per dare ossigeno al pianeta

In qualità di Partner TEDxBergamo, abbiamo avuto l’occasione di riflettere sul tema centrale di questa settima edizione

OXYGEN

Dare respiro al pianeta è il mantra che ci ha trovato da subito affini allo spirito del TEDx.
È nato così, a partire dalle radici, un progetto concreto in una terra che sentiamo molto vicina alla nostra impresa.

Abbiamo deciso di unire le nostre forze a quelle dell’Associazione Crespi d’Adda per il progetto di ricostruzione di un giardino botanico nel villaggio operaio Patrimonio Mondiale UNESCO.

Un terreno storico che verrà piantumato con essenze orticole e aromatiche, piantate* tradizionali, varietà di frutta antica, come orto dei semplici: un libro di testo vegetale per rileggere la storia della biodiversità del nostro territorio.

Ossigeno è
i(N)spirazione

Ossigeno è
Think out of the box

Ossigeno è
prendersi tempo

Come può un’impresa del settore IT, con la testa nel cloud, mantenere i piedi ben piantati nel suo territorio e nella sua storia?


MMN ha salde radici in questa zona e molte delle nostre persone sono legate al ruolo cruciale del villaggio operaio a cavallo tra ‘800 e ‘900: il cotonificio fu, per molti dei nostri nonni e genitori, l’occasione di abbandonare la dura vita nei campi per entrare nella nascente società industriale, occasione di crescita personale e riscatto sociale.

La responsabilità sociale dell’impresa si misura sulla capacità che ha di incidere e migliorare la vita delle persone e la tutela dell’ambiente e sul ruolo generativo per lo sviluppo sociale del proprio territorio, geograficamente o digitalmente vicino.

Testo tratto dal volume
Memorie dal futuro

Dare respiro
al pianeta

 

Significa anche riscoprire e recuperare quelle pratiche agricole tradizionali che consentivano una gestione sostenibile degli agroecosistemi, una maggiore sicurezza alimentare e una corretta tutela della biodiversità animale e vegetale.

2002

  • Solo pochi anni fa il terreno era usato come deposito di materiale in stato di abbandono

2019

  • Grazie all’intervento dell’Associazione Crespi d’Adda, insieme ad un gruppo di aziende virtuose, il terreno è stato bonificato

2022

Settembre

  • MMN incontra l’Associazione Crespi d’Adda e, insieme, gettano le basi per convertire il terreno in giardino botanico

2022

Ottobre

  • L’agronomo incaricato da MMN avvierà l’analisi tecnica del terreno e, insieme, inizieremo questo viaggio di rivalorizzazione.

2023

Gennaio
  • Effettuato il sopralluogo con l’agronomo.
Maggio
  • Rilievo tecnico dell’agronomo.

Settembre

  • Il documento progettuale di riqualificazione del terreno è in fase di rilascio
La storia continua
…Stay tuned!

Dare respiro al pianeta

 

Significa anche riscoprire e recuperare quelle pratiche agricole tradizionali che consentivano una gestione sostenibile degli agroecosistemi, una maggiore sicurezza alimentare e una corretta tutela della biodiversità animale e vegetale.

2002

  • Solo pochi anni fa il terreno era usato come deposito di materiale in stato di abbandono

2019

  • Grazie all’intervento dell’Associazione Crespi d’Adda, insieme ad un gruppo di aziende virtuose, il terreno è stato bonificato

2022

Settembre

  • MMN incontra l’Associazione Crespi d’Adda e, insieme, gettano le basi per convertire il terreno in giardino botanico

2022

Ottobre a

  • L’agronomo incaricato da MMN avvierà l’analisi tecnica del terreno e, insieme, inizieremo questo viaggio di rivalorizzazione.

2023

Gennaio
  • Effettuato il sopralluogo con l’agronomo.
Maggio
  • Rilievo tecnico dell’agronomo.

Settembre

  • Il documento progettuale di riqualificazione del terreno è in fase di rilascio
La storia continua
…Stay tuned!

Il senso di MMN per Crespi d’Adda

 

Il testo che segue è tratto dal volume

Memorie dal futuro
L’utopia industriale di Crespi d’Adda nelle fotografie dell’archivio storico

T-Essere Editore, Crespi d’Adda, anno 2021

Fili da torcere

 

“La comunicazione elettrica non sarà mai un sostituto del viso di qualcuno che con la propria anima incoraggia un’altra persona ad essere coraggiosa e onesta.”
        Charles Dickens

 

All’inizio, fu il filo dell’acqua.

La bonifica delle paludi dell’Adda e dei fiumi vicini trasformò la pianura lombarda, dal Basso Medioevo, in una fertile campagna percorsa da fiumi, navigli, canali e rogge che alimentavano ruote idrauliche e torni, magli, mulini e mantici. Quando Leonardo Da Vinci si trasferì da queste parti, trovò una città molto diversa dalla Firenze delle Belle Arti: Milano era già allora luogo di opere e imprese, industriosa capitale dell’industria italiana.

Il tessuto idraulico che rese la città degli Sforza una delle più potenti capitali europee del Rinascimento, si sviluppò fino al XIX sec. sotto il dominio austriaco. Sulle rive di fiumi e navigli sorsero opifici e stabilimenti che convertivano la potenza dell’acqua nella trama e ordito dei tessuti: il filo del cotone divenne così la forza motrice economica della Rivoluzione Industriale italiana.

Intorno agli opifici crebbero villaggi operai come Crespi d’Adda, inserito nel Patrimonio Mondiale Unesco in qualità di esempio universale del paternalismo industriale, un processo storico nato dagli imprenditori illuminati della prima industrializzazione. Queste company town rappresentavano il primo tentativo di fornire ai lavoratori migliori condizioni di vita a vantaggio della pace sociale e della produttività. Durato pochi decenni, questo fenomeno testimonia la nascita dei primi esempi di welfare aziendale del tutto inediti e innovativi per l’epoca: residenzialità, sanità, educazione, cultura, cooperazione di consumo, attenzione all’ambiente, sport e tempo libero ne furono i tratti distintivi. Le caratteristiche peculiari di questi luoghi, crogioli della moderna società industriale, furono il potere generativo in termini di diritti umani e capitale sociale, e la forte spinta all’innovazione; per questo ispirarono esperienze più vicine a noi, come la Olivetti a Ivrea, ma anche molte aziende della Silicon Valley.

A cavallo del XX sec. avanzò una nuova rivoluzione, quella energetica – in cui la potenza idroelettrica soppiantò quella idromeccanica: i cavi elettrici sostituirono i fili del tessuto, e l’innovazione tecnologica consentì all’acqua dell’Adda di accendere i lampioni di Milano con l’energia prodotta a decine di km di distanza.

 
 
 

Ma, se questa storia economica e sociale segue connessioni fisiche (l’acqua, il cotone, i cavi), altrettanto importanti sono gli aspetti immateriali delle relazioni economiche, determinanti per la nuova rivoluzione che stiamo vivendo: quella digitale.

Le connessioni, trama e ordito della società digitale, sono intangibili ma mediate da device fisici sempre più interconnessi al nostro essere biologico, tanto da mettere in dubbio le parole di Charles Dickens. Infatti, come dice lo psichiatra Tonino Cantelmi, “la rivoluzione digitale è tale perché la tecnologia è divenuta un ambiente da abitare, una estensione della mente umana, un mondo che si intreccia con il mondo reale e che determina vere e proprie ristrutturazioni cognitive, emotive e sociali dell’esperienza, capace di rideterminare la costruzione dell’identità e delle relazioni, nonché il vissuto delle persone”. Siamo di fronte a un ribaltamento di paradigma, laddove le connessioni della nuova economia digitale non hanno più vincoli fisici o territoriali, ma abbracciano potenzialmente tutto il pianeta.

MMN, l’impresa che ho fondato a Bergamo e oggi prospera (non casualmente) vicino a Crespi d’Adda, ha salde radici in questa zona e molte delle nostre persone sono legate al ruolo cruciale del villaggio operaio a cavallo tra ‘800 e ‘900: il cotonificio fu, per molti dei nostri nonni e genitori, l’occasione di abbandonare la dura vita dei campi per entrare nella nascente società industriale, occasione di crescita personale e riscatto sociale. Ma come tradurre l’idea di un’impresa socialmente responsabile, se il locale è diventato globale? Come può un’impresa del settore IT, con la testa nel cloud, mantenere i piedi ben piantati nel suo territorio e nella sua storia? Quale ruolo ci si può immaginare nel flusso di informazioni che ci connette nello spazio digitale? Forse Dickens aveva visto giusto, o forse nella rivoluzione digitale vi è una complessità che non poteva cogliere – se è vero che la natura delle connessioni digitali è immateriale, la loro qualità e peculiarità sono legate a un elemento inevitabilmente tangibile: gli esseri umani.

Allora, come fu per Crespi d’Adda, la responsabilità sociale dell’impresa si misurerà sulla capacità che ha di incidere e migliorare la vita delle persone e la tutela dell’ambiente, e sul ruolo generativo per lo sviluppo sociale del proprio “territorio”, geograficamente o digitalmente vicino. Offrire alle persone opportunità e percorsi di self empowerment, coltivare i giovani talenti del territorio, far crescere salde competenze per diventare utilizzatori consapevoli – e non bersagli passivi – delle tecnologie social, in modo che diventino realmente abilitanti per uno dei “megatrend” che contraddistingue gli anni che stiamo vivendo: la transizione digitale. Perché solo così saremo in grado di scongiurare la “profezia” di Henry David Thoreau: “gli uomini sono diventati gli strumenti dei loro stessi strumenti”.

PierDamiano Airoldi
Fondatore e CEO, Magnetic Media Network SpA

 
 

Il senso di MMN

per Crespi d’Adda

Il senso di MMN per Crespi d’Adda

Il testo che segue è tratto dal volume

Memorie dal futuro
L’utopia industriale di Crespi d’Adda nelle fotografie dell’archivio storico

T-Essere Editore, Crespi d’Adda, anno 2021

Fili da torcere

 

“La comunicazione elettrica non sarà mai un sostituto del viso di qualcuno che con la propria anima incoraggia un’altra persona ad essere coraggiosa e onesta.”
                                        Charles Dickens

All’inizio, fu il filo dell’acqua.

La bonifica delle paludi dell’Adda e dei fiumi vicini trasformò la pianura lombarda, dal Basso Medioevo, in una fertile campagna percorsa da fiumi, navigli, canali e rogge che alimentavano ruote idrauliche e torni, magli, mulini e mantici. Quando Leonardo Da Vinci si trasferì da queste parti, trovò una città molto diversa dalla Firenze delle Belle Arti: Milano era già allora luogo di opere e imprese, industriosa capitale dell’industria italiana.

Il tessuto idraulico che rese la città degli Sforza una delle più potenti capitali europee del Rinascimento, si sviluppò fino al XIX sec. sotto il dominio austriaco. Sulle rive di fiumi e navigli sorsero opifici e stabilimenti che convertivano la potenza dell’acqua nella trama e ordito dei tessuti: il filo del cotone divenne così la forza motrice economica della Rivoluzione Industriale italiana.

Intorno agli opifici crebbero villaggi operai come Crespi d’Adda, inserito nel Patrimonio Mondiale Unesco in qualità di esempio universale del paternalismo industriale, un processo storico nato dagli imprenditori illuminati della prima industrializzazione. Queste company town rappresentavano il primo tentativo di fornire ai lavoratori migliori condizioni di vita a vantaggio della pace sociale e della produttività. Durato pochi decenni, questo fenomeno testimonia la nascita dei primi esempi di welfare aziendale del tutto inediti e innovativi per l’epoca: residenzialità, sanità, educazione, cultura, cooperazione di consumo, attenzione all’ambiente, sport e tempo libero ne furono i tratti distintivi. Le caratteristiche peculiari di questi luoghi, crogioli della moderna società industriale, furono il potere generativo in termini di diritti umani e capitale sociale, e la forte spinta all’innovazione; per questo ispirarono esperienze più vicine a noi, come la Olivetti a Ivrea, ma anche molte aziende della Silicon Valley.

A cavallo del XX sec. avanzò una nuova rivoluzione, quella energetica – in cui la potenza idroelettrica soppiantò quella idromeccanica: i cavi elettrici sostituirono i fili del tessuto, e l’innovazione tecnologica consentì all’acqua dell’Adda di accendere i lampioni di Milano con l’energia prodotta a decine di km di distanza.

 

Ma, se questa storia economica e sociale segue connessioni fisiche (l’acqua, il cotone, i cavi), altrettanto importanti sono gli aspetti immateriali delle relazioni economiche, determinanti per la nuova rivoluzione che stiamo vivendo: quella digitale.

Le connessioni, trama e ordito della società digitale, sono intangibili ma mediate da device fisici sempre più interconnessi al nostro essere biologico, tanto da mettere in dubbio le parole di Charles Dickens. Infatti, come dice lo psichiatra Tonino Cantelmi, “la rivoluzione digitale è tale perché la tecnologia è divenuta un ambiente da abitare, una estensione della mente umana, un mondo che si intreccia con il mondo reale e che determina vere e proprie ristrutturazioni cognitive, emotive e sociali dell’esperienza, capace di rideterminare la costruzione dell’identità e delle relazioni, nonché il vissuto delle persone”. Siamo di fronte a un ribaltamento di paradigma, laddove le connessioni della nuova economia digitale non hanno più vincoli fisici o territoriali, ma abbracciano potenzialmente tutto il pianeta.

MMN, l’impresa che ho fondato a Bergamo e oggi prospera (non casualmente) vicino a Crespi d’Adda, ha salde radici in questa zona e molte delle nostre persone sono legate al ruolo cruciale del villaggio operaio a cavallo tra ‘800 e ‘900: il cotonificio fu, per molti dei nostri nonni e genitori, l’occasione di abbandonare la dura vita dei campi per entrare nella nascente società industriale, occasione di crescita personale e riscatto sociale. Ma come tradurre l’idea di un’impresa socialmente responsabile, se il locale è diventato globale? Come può un’impresa del settore IT, con la testa nel cloud, mantenere i piedi ben piantati nel suo territorio e nella sua storia? Quale ruolo ci si può immaginare nel flusso di informazioni che ci connette nello spazio digitale? Forse Dickens aveva visto giusto, o forse nella rivoluzione digitale vi è una complessità che non poteva cogliere – se è vero che la natura delle connessioni digitali è immateriale, la loro qualità e peculiarità sono legate a un elemento inevitabilmente tangibile: gli esseri umani.

Allora, come fu per Crespi d’Adda, la responsabilità sociale dell’impresa si misurerà sulla capacità che ha di incidere e migliorare la vita delle persone e la tutela dell’ambiente, e sul ruolo generativo per lo sviluppo sociale del proprio “territorio”, geograficamente o digitalmente vicino. Offrire alle persone opportunità e percorsi di self empowerment, coltivare i giovani talenti del territorio, far crescere salde competenze per diventare utilizzatori consapevoli – e non bersagli passivi – delle tecnologie social, in modo che diventino realmente abilitanti per uno dei “megatrend” che contraddistingue gli anni che stiamo vivendo: la transizione digitale. Perché solo così saremo in grado di scongiurare la “profezia” di Henry David Thoreau: “gli uomini sono diventati gli strumenti dei loro stessi strumenti”.

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Crespi d’Adda è inserito nel Patrimonio Mondiale UNESCO come esempio eccezionale dei villaggi operai del XIX e XX Secolo, che riflettevano la filosofia di imprenditori illuminati nei confronti dei propri lavoratori.

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Fotografie per gentile concessione:
Archivio storico di Crespi d’Adda Ing. Giovanni Rinaldi, già A.S.C.A.L. – Città di Capriate San Gervasio

Piantata  /pian·tà·ta/
Insieme di piante, per lo più della stessa specie, coltivate in un tratto di terreno, dove il terreno stesso è occupato da una coltura di solito arborea

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